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Il color lino

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Il color lino

venerdì 14 ottobre 2016

STEP 04 - I colori nel mito


Il colore è certamente un protagonista all'interno dello studio del passato. Diverse culture dell'antichità sono caratterizzate da storie e leggende ruotanti intorno al colore. Uno degli esempi più celebri è dato dal mito greco di Iris.
Da sempre il lino è stato associato a leggende, miti e più volte è comparso nella storia antica dei popoli che ci hanno preceduto. Una curiosità è che il lino ha simboleggiato la luce. In India si diceva che l’Aurora tesseva la camicia nuziale del suo sposo divino, il Sole, con i fili di quella pianticella. Per tale motivo i fili di lino sono considerati tradizionalmente i simboli dei raggi di sole, di vita e di fertilità.
In Egitto, all’epoca dei faraoni, le mummie venivano fasciate con bende di lino. Le dame di corte, le danzatrici e le sacerdotesse indossavano tuniche finemente pieghettate, fatte di tessuto di lino trasparente come un velo.
Nell’antica Roma il lino serviva anche, per la sua leggerezza, quale tessuto per i teli che si stendevano su teatri o sul Foro o nelle zone interne delle case per fare ombra. Infine la fibra più vicina alla scorza, ossia la stoppa, veniva utilizzata per confezionare gli stoppini delle lucerne.
I pittori del Medioevo ebbero l’ idea di sostituire parte dell’ uovo, allora usato nella composizione delle tempere, con olio di lino cotto, fatto decantare al sole; questo rendeva i colori più brillanti e più facili da stendere.

Secondo la mitologia greca, l’inventrice del filo di  lino fu Aracne, la mitica tessitrice Lidia il cui padre, Idmone di Colofone, era un tintore. La giovane Aracne era diventata celebre per l’arte di tessere e di ricamare. Si capiva che la sua maestria proveniva da Pallade. Ma Aracne lo negava, anzi diceva impermalita:
”Che gareggi con me! Se mi vince, potrà fare di me quello che vorrà.”. 
La dea accolse la sfida apparendole nelle sembianze di una vecchia e consigliandole di chiedere perdono  a Pallade della sua audacia. Ma Aracne rispose con insulti.
Fu allora che la dea si spogliò delle sembianze di vecchia presentandosi in tutto il suo splendore e accettando la sfida.
Pallade rappresentò sulla tappezzeria i dodici re dell’Olimpo; e, per ammonire la rivale, aggiunse ai quattro angoli quattro episodi che mostravano la disfatta dei mortali che avevano sfidato gli dei.
Aracne a sua volta rappresentò gli episodi degli dei che non facevano loro onore.
Il suo lavoro era perfetto, ma Pallade incollerita fece a brandelli la tela della giovane e, trovandosi in mano la spola di legno, colpì tre o quattro volte la fronte di Aracne.
L’infelice non lo tollerò e corse a infilare il collo in un cappio. Ma la dea non le permise di morire e la trasformò in un ragno (Aràchne in greco).







Il mito di Aracne



Mummia fasciata con bende di lino 












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